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UNESCO: PERCHE’ NAPOLI?

“Napoli ospita la Conferenza Unesco sul Patrimonio Culturale nel Ventunesimo secolo per celebrare gli anniversari, rispettivamente cinquantesimo e ventesimo, della Convenzione sul Patrimonio
Mondiale del 1972 e quella sul Patrimonio Culturale Immateriale del 2003. La scelta di Napoli è stata puntuale e mirata in quanto la città, con il suo Centro Storico dichiarato Patrimonio mondiale dell’umanità nel 1995, costituisce lo spazio naturale e storico che sintetizza i fondamentali principi delle due Convenzioni, unendo gli elementi materiali e immateriali della cultura in una sola dimensione viva e dinamica. La materialità delle stratificazioni storiche del Centro antico di Napoli – nella particolare natura delle sue sovrapposte conformazioni geologiche, nelle sue vestigia greche e romane e nei suoi ambienti sotterranei, ancora oggi sede di culti di antica memoria e di pratiche sociali tradizionali – è compenetrata nella quotidianità della comunità.
Il Centro Storico di Napoli, di antichissima fondazione e connotato da un’alta densità abitativa, è uno dei pochi siti al mondo in cui le pratiche culturali, che ne costituiscono lo spirito, resistono
all’appiattimento culturale che spesso è anche conseguenza del fenomeno dell’overtourism. La resistenza con cui Napoli mantiene la sua multiforme identità culturale si esprime nella
convergenza degli elementi materiali e immateriali del suo patrimonio.
Non a caso, infatti, l’Arte del Pizzaiuolo napoletano, dichiarata dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’Umanità nel 2017 caratterizza i vicoli del centro e l’atmosfera di tutta la città, mostrando
le doti, i gesti e la manualità di una sapienza trasmessa di generazione in generazione.
Questa arte si affianca anche a quella dell’artigianato storico che ancora anima parte del commercio napoletano dal gastronomico al sartoriale, dal bibliografico-editoriale al musicale.
L’incrocio tra materialità e immaterialità del patrimonio culturale si rinviene anche nell’arte dei presepisti che mostrano, nelle loro botteghe, tecniche artistiche di secolare sapienza animando e
vivacizzando la città. Il presepe, inoltre, non è solo una rappresentazione plastica della Natività e simbolo del Natale, ma un vero e proprio modo di leggere e tradurre la realtà, di interpretare la storia del mondo con tutti i suoi protagonisti e personaggi, è lo specchio della società, la narrazione pluralistica della quotidianità più umana, proprio come quella di Napoli.
La millenaria tradizione musicale napoletana continua a risuonare nei conservatori e nelle piazze e riecheggia, ininterrotta, dalle sue origini antiche – rinvenibili sui vasi grechi, sulle pitture e sui
mosaici romani – alla espressione popolare, passando dalla Scuola Napoletana classica sino ad approdare alle numerose invenzioni e rivisitazioni dialettali e neomelodiche.
Lo stesso patrimonio si esprime nella musica e nel teatro che completano la presenza delle Muse e rendono la città un Museo a cielo aperto, vissuto, dinamico e pronto a raccogliere, con le contraddizioni che pur l’arricchiscono, le sfide del nostro tempo”.

I napoletani siano orgogliosi della scelta fatta dall’UNESCO e caldeggiata dal Ministro Sangiuliano e come sempre diano il proprio contributo per accogliere al meglio i grandi eventi e i tanti  turisti.

La Redazione

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