RECUPERO DELLE COSTE E BALNEABILITÀ IN CAMPANIA
Le coste campane mostrano una diffusa tendenza regressiva irreversibile. I pochi tratti di litorale non in erosione devono la propria condizione alla realizzazione di opere di difesa che spesso non sono state accompagnate da approfonditi studi preliminari e che hanno quindi provocato scompensi erosivi nelle zone costiere limitrofe. I circa 400 km di coste sono per il 40% basse e sabbiose (Piane del Volturno e del Sele) e per il restante 60% alte e rocciose (Penisola Sorrentina Cilento),
da queste ultime vi è un basso apporto terrigeno cui conseguono livelli alti di purezza delle acque (misurati in trasparenza). L’inquinamento marino della Campania è imputabile principalmente alla cementificazione delle coste, al sistema di depurazione insufficiente ed all’inquinamento fluviale. Il concentrarsi delle abitazioni poi lungo la costa, ha portato ad un aumento degli scarichi fognari. Anche le foci fluviali risultano essere quasi totalmente inquinate. A riguardo, riteniamo proporre un elenco di obiettivi da perseguire e, per alcuni di essi, alcune considerazioni sintetiche (che sono): la limitazione delle emissioni di gas ad effetto serra che contribuiscono al riscaldamento globale ed ai cambiamenti climatici; è infatti evidente che questi due fenomeni, entrambi presenti nel bacino Mediterraneo, influiscono sullo stato e sulla dislocazione delle risorse ittiche; la tutela del patrimonio marino e costiero; lo sviluppo di attività integrative/alternative più ecocompatibili (V. Pescaturismo); la promozione degli interventi di conservazione e recupero degli ecosistemi; la promozione degli interventi di riduzione dei rischi derivanti dall’introduzione di specie naturali allogene; la difesa dall’eutrofizzazione; la tutela della prateria marina di posidonia; la riduzione delle emissioni e dei flussi di azoto e di fosforo. Noi vogliamo cominciare a discuterne ora e non in piena estate per lasciarsi andare alle solite e sterili polemiche.
La Redazione