Quali saranno le prossime competizioni per le imprese italiane nel Regno Unito?
A fine gennaio sapremo se il parlamento britannico approverà un’uscita “soft” o “hard” dall’UE. La “Soft Brexit” prevede uno scivolamento fino al 31 dicembre del 2020 delle regole imposte dall’Unione Europea nel Regno Unito, con possibile deroga di uno o due anni. In questo lasso di tempo, verrebbero regolamentate tutte le situazioni relative al commercio ed alla circolazione delle persone, nonché, messo nero su bianco, un accordo di scambi senza dazi e con procedure doganali snelle e veloci. Con la “Hard Brexit” il periodo transitorio è tassativamente il 31 dicembre 2020, ma se passasse la linea più dura dei Tories, sarà abolito il periodo transitorio, con partenza immediata delle regole britanniche. Il diritto internazionale tornerebbe a sancire i rapporti tra Regno Unito ed EU. Le conseguenze dell’“Hard Brexit” andrebbero ad interessare immediatamente le imprese comunitarie e, ovviamente, quelle italiane. Dazi, controlli doganali, verifiche in entrata ed uscita delle merci, controllo sulle persone sarebbero un serio ostacolo per le nostre imprese che esportano ed importano merci d’Oltremanica; con la “Hard Brexit” il Regno Unito sarebbe a tutti gli effetti un Paese terzo, senza alcun accordo di facilitazione degli scambi reciproci. E’ persino troppo facile augurarsi che la Brexit scivoli con i tempi dovuti, prevedendo tutte le misure necessarie alla costruzione di una nuova normativa che regoli la movimentazione di merci e persone tra Regno Unito ed Unione Europea nell’interesse reciproco e nel rispetto degli operatori che hanno investito ed investono all’interno di un mercato doganale libero e senza ostacoli burocratici.
Lucia Fontanarosa