PALERMO/TORINO 19 ORE DI TRENO. BENEVENTO/ NAPOLI 2 ORE. MAGGIORI INVESTIMENTI AL SUD
Tutti sostengono l’importanza della mobilità al fine di rendere competitiva una Nazione, è vero! La mobilità per eccellenza dovrebbero essere le ferrovie, economiche, veloci e non inquinanti. Il PNRR ,approvato ieri dalle Camere, ne hanno tenuto conto ma senza nessuna analisi sulla spesa storica e sulle differenze tra territori e lo stato di efficienza delle infrastrutture ferroviarie. Analizziamo, brevemente, la mobilità sulle ferrovie: “da Palermo a Napoli, 718 km 9 ore di percorrenza. da torino a Roma, 689 km solo 4 ore. Se poi partiamo da Palermo per raggiungere Torino ci vogliono tra le 19 e 21 ore di percorrenza con quattro cambi treno. Da Benevento a Napoli, 70 km, nel 1913 – anno della costruzione- si impiegava un ora e mezzo, oggi ci vogliono 2 ore. Milano Cremona, 75 km solo 1 ora e 1o minuti. Ancora, da noi al Sud tante ferrovie regionale sono a binario unico e addirittura senza elettrificazione, Centinaia di passaggi a livello che tagliano a metà intere Città e Paesi, materiale rotabile da vero antiquariato. Da queste breve considerazioni ci aspettavamo una maggiore attenzione e investimenti al Sud, per un quasi inesistente sistema ferroviario. Invece si legge nelle “comunicazioni ufficiali”:
“al Nord: si potenzieranno le tratte ferroviarie Milano-Venezia, Verona- Brennero e Liguria-Alpi, migliorando i collegamenti d’Oltralpe con i porti di Genova e Trieste;
al Centro: si rafforzeranno due assi Est-Ovest, Roma-Pescara e Orte-Falconara; verrà inoltre potenziata e velocizzata la linea adriatica da Nord a Sud
al Sud: si estenderà l’Alta Velocità al Sud, con la conclusione della direttrice Napoli-Bari (già programmata e aspettiamo da dieci anni), l’avanzamento ulteriore della Palermo-Catania-Messina e la realizzazione dei primi lotti funzionali delle direttrici Salerno-Reggio Calabria e Taranto-Potenza-Battipaglia (forse finirà nel 2036).
Altri interventi prevedono l’adeguamento di alcune linee regionali agli standard tecnici della rete nazionale, sia dal punto di vista infrastrutturale che tecnologico di sicurezza: tra queste, Canavesana, Torino-Ceres, Bari-Bitritto, Rosarno-San Ferdinando, Sansepolcro-Terni, Benevento-Cancello, la rete gestita da Ferrovie del Sud-Est, Ferrovie Appulo Lucane”.
Da queste poche considerazioni ci fanno affermare che sul tema della mobilità su ferrovie, bisognerebbe garantire almeno l’80% degli investimenti al Sud, per recuperare i mancati adeguamenti del sistema ferroviario di questi ultimi quarantanni. Invece e purtroppo, la “politica romana” la pensa diversamente.
Salvatore Ronghi