LA VELOCE ASCESA E DISCESA DELLE FORZE POLITICHE. I “SOCIAL” DETTANO LA LINEA
La “velocità” della comunicazione scaturita soprattutto dai social condiziona anche la politica che, oramai, presta più attenzione ai sondaggi quotidiani, ai ”mi piace” e agli umori di chi smanetta sui social anzichè ai bisogni reali di una Nazione. Gli stessi Partiti hanno messo quasi al bando i vecchi “programmi” e i “documenti tematici” e hanno relegato gli Organismi interni a semplici “sfogatoi”. Oggi prevale più l’immagine dei Leader, un Twitter, un messaggio su Instagram o su facebook, l’apparire negli stupidi e insopportabili talk show,anziché sulla sostanza della proposta e dell’azione politica. Ma attenzione perché la politica dei social non dura molto. Chi non ricorda i successi strepitosi di Renzi, prima con le primarie, nelle vesti di rottamatore, e poi alle elezioni del 2014, come Segretario, portando il PD ad oltre il 40%? Arrivò, poi, la prima sconfitta al referendum nel 2016 e, dopo due anni, la sconfitta alle politiche dove il PD perse oltre 20 punti e Renzi fu costretto a dimettersi. Ascesa e discesa di un leader in meno di quattro anni. Stessa sorte per la “grande rivoluzione” di Peppe Grillo, che nel nome dell’antipolitica e del qualunquismo puro, inventò il M5S. Battere la grancassa, tutti i giorni, sui social, dire tutto e il contrario di tutto lo premiò al punto che i pentastellati, nel 2018, superarono il 32% di voti, affermandosi come primo partito in Italia e stravincendo al Sud. Sono stati sufficienti solo due anni di governo per rimangiare tutte le premesse e le promesse e rinnegare se stessi e perdere, di conseguenza, oltre la metà dei voti. Oggi, il M5S a malapena arriva al 17% e tende a calare settimana dopo settimana con grande appannamento dei mini leader interessati solo a tenere il sedere incollato alla poltrona. Il successo è arrivato con i social anche per la Lega, ovvero per Matteo Salvini. Da secessionista del Nord, il Carroccio lancia l’operazione “partito nazionale” con sfondamento al Sud. Alle politiche del 2018 raggiunge il 17,35% dei voti, un successo considerato che solo cinque anni prima aveva rastrellato poco più del 4%. Un anno dopo, alle Europee del 2019, c’è il vero boom di Salvini: la Lega raggiunge il 34,26% dopo solo un anno di governo col M5S. La sua ascesa sembrava inarrestabile ed, invece, a meno di due anni dal successo delle Europee, la Lega si è ridimensionata al 22% con indice di ulteriore discesa. Oggi va meglio a Giorgia Meloni che, dal 6,45% delle Europee, nei sondaggi raggiunge quasi il 18% con la freccia accesa, avendo imboccata la corsia di sorpasso. Pochi decimi di distanza dal PD e dal ”pericoloso” avvicinamento alla Lega. A differenza di Renzi e Salvini, Giorgia Meloni ha una storia politica, è brava e coerente, ha esperienza maturata in un grande partito, Alleanza Nazionale, proseguita nel PdL fino alla nascita del suo “Fratelli d’Italia”. In un quadro politico che è, ormai, confuso ed esaurito, Giorgia Meloni è in corsa per la Leadership d’Italia. La maggioranza degli Italiani la identifica come prima donna a poter sedere a Palazzo Chigi. Nella sua strategia politica e comunicativa i social giocano un ruolo primario. Basteranno il suo carisma e la sua coerenza per raggiungere il vertice e non farsi travolgere dalla velocità fagocitante della politica dei social che cancella tutti i sogni nel giro di un triennio?
La Redazione