Fritto misto indigesto per De Luca
Fritto misto indigesto per De Luca
di Vincenzo D’Anna*
Nelle scorse ore gli uomini della guardia di Finanza hanno arrestato il presidente della Provincia di Salerno nonché sindaco del Comune di Capaccio-Paestum, Franco Alfieri, esponente di spicco del Pd campano oltre che sodale politico intimo del governatore Vincenzo De Luca. Con lui sono finiti ai domiciliari altre cinque persone, cui risultano contestati, a vario titolo, i reati di turbata libertà degli incanti e corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Resta ovviamente da vedere se le accuse dei magistrati reggeranno innanzi al tribunale del Riesame e se, alla fine di un eventuale processo, dopo anni di peregrinazioni giudiziarie e di gogna mediatica, gli imputati usciranno condannati oppure assolti come, purtroppo, spesso capita nel nostro Paese. In fondo la presunzione d’innocenza è d’obbligo di questi tempi proprio per i politici che, contrariamente all’opinione della vulgata, sono frequentemente oggetto di particolari attenzioni da parte dei “togati”, sia per un pregiudizio, sia per il clamore e la notorietà che una certa tipologia di reato comporta per i pubblici ministeri. Nel frattempo la solita conferenza tenuta dagli inquirenti, ha dato in pasto alla stampa i teoremi ed i riscontri accusatori che, fino ai successivi verdetti, assumeranno l’impropria veste di “verità assoluta” da sbattere in prima pagina. Insomma: la solita collaudata celebrazione auto-referenziale di chi dovrebbe parlare serenamente attraverso gli atti e non i microfoni!! Stavolta il pesce grosso finito nella rete appartiene alla sinistra, anzi, a quel Pd che pure la fa da padrone nella provincia di Salerno “grazie” alla guida “illuminata” del presidente della Regione Vincenzo De Luca. Sia come sia, quel che più ci interessa in questa sede, non è tanto iscriverci al partito dei colpevolisti o degli innocentisti che pure si formeranno, inevitabilmente, a seconda del colore del quali si è portatori. Occorre però dire, senza per questo voler speculare, che l’arresto di Alfieri è solo l’ennesimo inciampo giudiziario in cui è rimasto coinvolto, nel corso di questi ultimi anni, un componente dello staff di De Luca. Inciampi pagati a caro prezzo dal momento che praticamente un po’ tutti i soggetti finiti nel mirino degli inquirenti, sono stati prontamente disconosciuti o, per meglio dire, “silurati” dallo “Sceriffo” anche se poi sono stati prosciolti da ogni accusa. Per dirla con altre parole, l’intemerato governatore nel momento critico ha preferito battersela all’inglese, girando le spalle agli inquisiti e banalizzando il loro ruolo. Chiaro lo scopo: non macchiare l’aura candida di lanciatore di anatemi e di tesi a sfondo morale nelle sue torrenziali e solitarie trasmissioni settimanali. Capitò così con il suo primo storico capostaff Mario De Biase (condannato per una vicenda di rifiuti poi finita in prescrizione); poi con Nello Masturzi, suo braccio destro e capo della segreteria, che si dimise per lo stesso motivo (indagato) ed infine anche con il vice presidente, nonché sua longa manus, Fulvio Bonavitacola (pure, manco a dirlo, assolto dopo essere finito sotto inchiesta). Non potette disconoscere però la patria potestà ai tempi dell’inchiesta di Fanpage sul figlio Pietro, allora assessore al Bilancio del Comune di Salerno, registrato durante un colloquio con i rappresentanti di una ditta in cerca di incarichi e di presunte richieste di “benevolenza”. Anche in questo caso, tuttavia, tutto sparì dalle carte giudiziarie a conferma di come l’azione della magistratura salernitana non fosse apparsa certo astiosa, contraria, oppure preconcetta nei confronti del governatore. Venendo ai fatti di questi giorni, stavolta è toccata ad un altro suo “pupillo” rimbalzare, suo malgrado, agli “onori” delle cronache. Scommettiamo che il finale sarà identico a quello degli altri che lo hanno preceduto? Eppure Alfieri è un politico di lungo corso, uno che non si è mai concesso una pausa di riflessione a tal punto da essere stato per ben due volte sindaco di Agropoli prima di farsi eleggere primo cittadino del vicino comune di Capaccio-Paestum. Sia Alfieri che De Luca sono stranamente collegati ad un curioso episodio di cronaca elettorale. Il 15 novembre del 2016, durante la campagna referendaria voluta da Matteo Renzi (allora presidente del Consiglio oltre che segretario del Pd), nel corso di un’assemblea mobilitata per il “Si”, il governatore spronò proprio Alfieri e le sue “truppe cammellate” a recarsi a votare anche sollecitati da una promessa consistente in una…frittura di pesce da offrire ai medesimi!! La cosa fece scalpore ma non scalfì nessuno dei due protagonisti, né si montarono accuse giudiziarie per scambio di voti oppure per traffico di influenze. Insomma: la cosa finì a gamberi e calamari più che nel classico “tarallucci e vino”. Oggi Alfieri viene arrestato per ipotesi di reato ben più consistenti e ben più infamanti e certo nessuno ne rivendicherà l’amicizia, com’è regola dei portatori della famosa “doppia morale”. L’ineffabile governatore riprenderà a sproloquiare pur con l’indigesto “fritto misto” sullo stomaco.
*già parlamentare