Elezioni in Germania, effetto Cassandra
Elezioni in Germania, effetto Cassandra
di Vincenzo D’Anna*
Nazione sempre efficiente quella tedesca, anche nello svolgimento delle elezioni politiche. Una sola giornata ed appena dieci ore sono state sufficienti per votare il nuovo Bundestag, il Parlamento, ancorché abbia votato più dell’ottanta per cento degli aventi diritto. In serata l’esito dell’urna era già noto: vincono i Democristiani della CDU- CSU che sfiorano il trenta percento dei voti (208 seggi); secondi quelli del partito nazionalista di Destra AfD (Alternative für Deutschland) col venti percento (e 152 seggi); terzi i socialisti della Sdp col sedici percento e 120 seggi; quarti i Verdi di Grune con circa il dodici percento e 85 seggi. Infine la lista della sinistra Die Linke con circa il nove percento e 64 seggi. A zero seggi il Partito Liberale FDP e l’altra lista delle sinistra BSW che non hanno superato lo sbarramento del 5%. Indipendentemente dal governo che nascerà, certamente a guida del democristiano Friedrich Merz, il dato significativo viene dalla sconfitta dei Socialisti del cancelliere uscente Olaf Scholz ed ancor di più dal raddoppio dei voti per la Destra nazionalista di AfD. Quest’ultima può, per similitudine di valori e di programmi, essere assimilata, come affine, alla dottrina di Donald Trump: lotta alla migrazione illimitata; sicurezza sociale, quest’ultima in gran parte minacciata dai circa nove milioni di immigrati residenti in Germania, che alimentano i continui attentati sul suolo tedesco. Ad ingrossare le fila di quel partito la polemica contro i Verdi e le loro politiche sulle energie pulite ed alternative, una specie di di intransigente imposizione che ha portato ad un elevato costo le bollette energetiche. E poi: la crisi industriale dell’automobile con il fallimento della produzione di vetture elettriche ed il blocco verso i mercati cinesi; la dipendenza dal gas russo, compromessa dalla guerra in Ucraina. Un moto di insoddisfazione del ceto medio rurale e provinciale che sta vedendo svanire agiatezza e stili di vita adeguati alla medesima. Insomma: una malmostosa ribellione verso le politiche del governo a guida socialista e la preponderante influenza del partiti ambientalisti. Una parte degli elettori si è così rifugiata tra le file dei Democristiani, moderati ed eredi dei tempi di opulenza della società tedesca e di potenza dell’apparato industriale, della moneta, il Marco, che fungeva da riferimento per tutte le monete europee prima dell’avvento dell’euro comunitario ( Leggi Helmut Koll ed Angela Merkel ).Anche in Germania la gente comune ne ha le tasche piene delle politiche cosiddette “Wok“, quelle che incorporano temi di giustizia sociale, inclusività totale e rappresentazione diversificata dei generi e della sessualità , che si sono sviluppate in favore delle teorie gender e del “politicamente corretto”. Tesi politiche e sociali favorevoli al multiculturalismo ed al deterioramento dei valori radicati, sia civici chmmme religiosi, all’accoglienza indiscriminata dei migranti, all’equiparazione assoluta dei diritti LGBT, all’aborto libero e senza vincoli, al diritto all’eutanasia, alla cancellazione dei generi maschio e femmina e di quello genitoriale, delle famiglie “queer”, composte da più elementi che non riconoscono il nucleo familiare classico e si compongono di più soggetti anche sessualmente “liquidi”. Ma in Germania si aggiungono, come buon peso, il disagio ed i relativi maggiori costi dell’energia green e la crisi industriale che aumenta disoccupazione e precarietà. Questo il brodo di cultura entro il quale cresce il voto di protesta per le politiche “reazionarie” nel senso che si oppongono agli esecutivi in carica. Una politica che non vuole abbandonare i propri valori esistenziali, le certezze sociali, che è stufa delle chiacchiere della transizione energetica imposta forzosamente ai cittadini. E tuttavia da sinistra si ricomincia con la solita manfrina di invocare l’allarme democratico, paventando il ritorno al nazionalsocialismo, al partito che può mettere a terra una ribellione radicale di stampo neo nazista. Insomma: la solita solfa di chi avendo creato il problema, i governi della Sinistra – sposando le tesi “wok”, se ne chiama fuori agitando lo spettro di un ritorno al passato. La Germania di oggi non è la Repubblica di Weimar che crollò per gli effetti della crisi economica mondiale del 1929, essendo peraltro già uscita distrutta, moralmente ed economicamente, dalla prima guerra mondiale, oltre al ridimensionamento territoriale subito post bellico. Un popolo abituato alla grandezza prussiana prima ed Austro Ungarica dopo, ritrovatosi sconfitto e ridimensionato, gravato da un poderoso debito di guerra da saldare. Furono quelle contingenze politiche, sociali ed economiche a far allignare il regime Hitleriano, non la protesta civile e democratica di oggi. Tuttavia la vacuità del pensiero “Progressista” , la cecità del dagherrotipo che tenta di criminalizzare tutto quanto è contro la sinistra, eccita la pratica del nemico alle porte. Per dirla tutta: una persistente sindrome di Cassandra che pervade i tardo epigoni del post marxismo. Che continuano a non voler credere che la destra avanza perché semplicemente sono mutate le condizioni socio economiche del ceto medio ed ovunque si muove la ripulsa verso i nuovi valori etici del “wok”. Per quanto chiare le plurime siano le conferme, Cassandra non è creduta.
*già parlamentare