Dis – integrazione: dov’è finita l’Unione Europea
L’unione europea, a differenza di come fu concepita e così come si è realizzata, ha peccato, con l’occhio di chi osserva a distanza di decenni, nella realizzazione di una vera integrazione politica, ha concesso troppo campo alla cultura liberista a scapito di una convergenza solidale tra i popoli, che oggi non sentono propria l’identità comune. La visione troppo schiacciata sul tecno-praticismo di un sistema basato sul risultato finanziario e non sull’economia reale degli stati, ha allontanato “gli europei dall’Europa”,
ritenendo che l’apparato dirigista di Bruxelles operi solo negli interessi dei grandi capitali e dei particolarismi nazionali. Pur nascendo l’unione monetaria, non è seguita, a ben vedere, una governance politica capace di avviare il processo di integrazione sociale: nel complesso quadro geopolitico manca il player europeo che porti fuori dai confini una sola voce in nome e per conto dell’intero continente. Nelle crisi internazionali spuntano ancora troppe voci che fanno eco ad interessi diversi, ultimo di una serie lunghissima di episodi è l’approccio europeo assente nella partita della guerra civile della Libia: divergenti interessi di alcuni stati europei non concedono soluzioni unitarie. Si assiste poi negli ultimi anni alla rinascita di movimenti etno nazionalistici culminanti in populismi territoriali e divisivi per l’Europa stessa: mettendo insieme le paure da un lato e le speranze di un miglioramento della condizione sociale dall’altro, sono nati movimenti basati sull’onda emotiva che alimentano ancor più il sentimento di non appartenenza dell’Unione.La fredda tecnocrazia con cui la Commissione europea persegue gli interessi dell’UE e la politica populista allargano la crepa del sentimento comune dei cittadini europei. Questi ultimi sentono tradite le aspettative di solidarietà, cosmopolitismo, di affermazione dei diritti sociali e della democrazia con cui i padri costituenti l’UE avevano inteso far sorgere il nuovo soggetto aggregatore continentale.
Lucia Fontanarosa