Abolirono il Corpo Firestale dello Stato poi si dichiarano ambientalisti.
Tutto nasce dall’articolo 18 del D.L. 177 del 19 agosto 2016 che impone l’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri, per cui i responsabili di ciascun presidio di polizia interessato trasmettono alla propria scala gerarchica le notizie relative all’inoltro delle informative di reato all’autorità giudiziaria indipendentemente dagli obblighi prescritti dalle norme del Codice di Procedura Penale.
Vi furono molte proteste da parte della Magistratura, in particolare quella del Procuratore capo di Torino Armando Spataro che parlò di “norma a dir poco sorprendente” con “profili di incostituzionalità” ma soprattutto di un “contrasto con alcune norme del Codice di Procedura Penale che attribuiscono al PM il ruolo di dominus esclusivo dell’indagine. Una norma che tra l’altro non prevede “alcun divieto” per le gerarchie delle forze dell’ordine “di riferire all’autorità politica”. Una reazione fortissima avversa a questo decreto ed alla soppressione del Corpo Forestale ad esso collegata ci fu da parte di numerose associazioni che si battono per la tutela dell’ambiente e di tanti magistrati, in particolare quelli che si combattevano le ecomafie. In una audizione al Senato, nel novembre 2014 il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti disse: “Noi siamo fortemente contrari alla soppressione del Corpo Forestale dello Stato, perché sarebbe come togliere all’autorità giudiziaria l’unico organismo investigativo in materia ambientale che dispone delle conoscenze, delle esperienze, del know-hov e anche dei mezzi per poter smascherare i crimini ambientali” Sulla soppressione del Corpo Forestale dello Stato ho scritto un libro intitolato appunto “La Forestale tradita” nel quale racconto diverse azioni compiute dagli uomini del Corpo in difesa dell’ambiente, dall’inchiesta sulla forestazione che coinvolgeva alcuni personaggi del Ministero delle Politiche Agricole e funzionari di altre amministrazioni fino a quella sulla cattiva gestione della foresta demaniale Cerreta Cognole, che portò alla condanna di alcuni funzionari regionali. In quest’ultima inchiesta determinante è stato il contributo dei professori Vincenzo Peretti e Luigi Esposito, in quanto l’esito della stessa si giocava tutto sulla differenza tra riserva faunistica ed allevamento, oggetto dell’indagine i cinghiali. Ringrazio veramente i professori Peretti ed Esposito dell’ex Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, non era da tutti fare i consulenti, per altro a titolo gratuito, in una attività giudiziaria che metteva sotto accusa un’istituzione pubblica. Devo ricordare che questo non è stato il solo episodio nel quale vi è stato un importante contributo del professor Peretti, nominato consulente nazionale del Corpo Forestale dello Stato per l’agroalimentare. Vi sono stati diverse operazioni in quest’ultimo settore strettamente legato come detto in varie occasioni all’ambiente. Nel libro citato vengono raccontati diversi episodi riferiti ai controlli agro-alimentari e viene ventilata una ipotesi sulla suddetta soppressione: il Corpo Forestale dava fastidio ed il campo nel quale dava fastidio di più era proprio quello dell’agro-alimentare dove sussiste un giro di interessi di decine di miliardi sul falso made in Italy oltre che al fatto che il Corpo Forestale fosse rimasto l’ultimo corpo di polizia svincolato dall’obbligo di riferire alle gerarchie superiori le attività di Polizia Giudiziaria. Gli episodi raccontati e le circostanze discutibili in cui è maturata la soppressione del Corpo Forestale non vanno lette in una prospettiva reducistica del tipo: come eravamo bravi, mancò la fortuna non il coraggio. Vanno invece lette nella convinzione che l’ambientalismo o è coraggioso o non ha senso, e ciò viene percepito anche nei consensi. In questa luce leggo l’insistenza del professor Peretti, ancora oggi, nel battersi per il ripristino o la riorganizzazione in Italia del Corpo Forestale dello Stato, certamente non per un sentimento nostalgico ma ravvisando la necessità per il Paese di avere una forza di polizia civile preposta principalmente alla tutela ambientale ed agroalimentare, che faccia prevenzione e non solo repressione e soprattutto svincolata dai grandi apparati dello Stato.
Vincenzo Stabile