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La riduzione dei rifiuti da imballaggio

Uno dei problemi più preoccupanti di questi ultimi anni è il crescente aumento dei rifiuti la cui soluzione richiede pianificazioni ragionate, controlli ed interventi di prevenzione e recupero. Qualunque sia la categoria a cui appartengono, il volume dei rifiuti prodotti sia nelle abitazioni, sia nelle attività commerciali, artigianali ed industriali ha raggiunto oggi livelli tali da richiedere complessi piani per le modalità di raccolta e di smaltimento da parte dell’Ente preposto e un serio coinvolgimento del singolo, nell’opera di educazione a consumare meno, a produrre un minor quantitativo di rifiuti e a collaborare al piano della raccolta differenziata. Una voce a parte merita la questione “imballaggi” che introduce il problema della inutile produzione dei rifiuti e spreco di materie prime: gli imballaggi rappresentano, come già detto, il 40% in peso e il 60% in volume di tutti i RSU. Il settore industriale alimentare, dolciario, e quello chimico specificatamente rivolto a detersivi e prodotti per la casa in genere, e il settore igienico sanitario e di bellezza, investono infatti capitali ingenti per ingrandire e abbellire i contenitori dei diversi prodotti con l’obiettivo di valorizzarne il contenuto presso il consumatore, andando molto oltre gli obiettivi sanitari ed economici di conservazione dei prodotti per i quali l’imballaggio è stato originariamente sviluppato e per i quali è giustificato. Lo scopo principale è attrarre il cliente con un richiamo esteticamente gradevole, anche se il prodotto avrà un costo più elevato. E’ difficile convincere i cittadini nel comprare prodotti con meno imballaggi perciò riteniamo che bisogna intervenire sulle aziende con una serie di incentivi a favore di chi riduce gli imballaggi del 50%. Non è un traguardo irraggiungibile se si uniscono due elementi: imprenditori impegnati a salvaguardare l’ambiente e una classe politica meno chiacchierona e più concreta.
La Redazione