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Conte e M5S genuflessi con i Cinesi

Nel Governo Lega-5 Stelle, il partito di Salvini consentì all’alleato di portare a casa due “bandiere” importanti per garantirsi una prospettiva elettorale e di governo: il reddito di cittadinanza e la “la Nuova Via della Seta”. Con il primo, anziché adottare misure finalizzate a creare le condizioni per dare vita al lavoro, si tornò all’assistenzialismo senza prospettiva, riproponendo il tragico errore che ha determinato l’arretramento del Sud e la perdita delle sue potenzialità di sviluppo. Allora come ora, evidenziammo che lo Stato deve farsi carico del dramma della povertà con interventi  che garantiscano risorse a coloro che sono privi di reddito, ma che il reddito di cittadinanza avrebbe dovuto essere accompagnato da politiche attive per il lavoro efficaci. Questa fase 2 non è mai partita e così la misura bandiera dei penta stellati ha fallito la sua principale missione, ovvero quella di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e, nel contempo, ne hanno beneficiato imbroglioni e criminali in piena attività. L’altra “bandiera” dei grillini era relativa alle politiche internazionali e si è concretizzata nell’accordo sottoscritto con la Cina denominato “la nuova via della seta”. In un’epoca caratterizzata dalla schiacciante globalizzazione e dall’aggressione dell’economia e dei prodotti cinesi a danno di quelli italiani, tale intesa ha avuto il significato di “svendere”  ai cinesi i porti strategici di Trieste e Genova, offrendo l’ opportunità ai devastatori della nostra economia di usare l’Italia come piattaforma per meglio veicolare i prodotti cinesi e come grimaldello per entrare in Europa. Tutto ciò in barba ai principi e ai contenuti del Patto Atlantico e ai motivi fondanti della stessa Unione Europea. Temi, evidentemente irrilevanti per l’allora vice premier Di Maio, che si affrettò a glorificare l’accordo raggiunto con i cinesi in una trionfale conferenza stampa.  Allora, come ora,  come movimento politico “Sud Protagonista” gridammo allo scandalo e denunciammo che il M5S stava contribuendo a rendere l’Italia servile ad un Paese antidemocratico e distruttivo, come la Cina, che aveva già invaso la nostra Nazione con le sue esportazioni della peggiore mercanzia. L’intesa fu, dunque, un calcio a quella “sovranità nazionale” che, evidentemente, non stava a cuore a Conte e a Di Maio, ma che era la bandiera politica di Salvini il quale, per questo, avrebbe dovuto fermare l’alleato sulla “via della seta”. Anche in quell’occasione, l’unico baluardo della sovranità nazionale fu Giorgia Meloni che  attaccò fortemente l’accordo con la Cina e rivendicò il grande tema di un’Italia che andava ulteriormente sottomettendosi ad una potenza economica che ha costruito la sua fortuna sulla pelle degli altri Paesi e schiacciando i diritti degli esseri umani attraverso lo sfruttamento dei lavoratori, tra cui milioni di bambini e bambine. Con l’esplosione del Coronavirus, anch’esso proveniente dalla Cina, si è riaperta la polemica alla luce delle affermazioni del solito Di Maio, oggi nella veste di Ministro degli esteri, che ha elogiato i cinesi. Per il supporto offerto all’Italia, in termini di mascherine (scadenti), e medici ed infermieri, inviati nel nostro Paese, per far fronte alla pandemia da essi stessa provocata e, probabilmente, “creata”. Oggi il tema finisce all’attenzione del Parlamento con il sottosegretario agli Esteri, Scalfarotto, che, candidamente, ammette la “sottomissione al Dragone” e la realizzazione del “connubio politico” con la Cina “che ha condotto l’Italia a non avere una politica estera autonoma”. Pronta e condivisibile la replica del deputato Andrea Delmastro, di  Fratelli d’Italia: “se ciò fosse vero, saremmo quasi al tradimento politico, se fosse falso, il Sottosegretario agli Esteri dovrebbe dimettersi per accuse infondate nei confronti di Di Maio”. Il chiarimento non è arrivato, tanto che il responsabile Esteri di FdI ha continuato a scatenare una serie di giuste accuse evidenziando che “non c’è uno scatto d’orgoglio nel discorso di Conte di fronte a affermazioni tanto gravi che confermerebbero la volontà di sottomettere l’Italia alla Cina”  ed invitando il Governo e tutte le forze politiche a difendere, oggi più che mai, le produzioni nazionali, le infrastrutture strategiche, salvaguardare la sicurezza delle nostre telecomunicazioni, difendere le nostre merci, contrastare la contraffazione” . Ciò al fine di rilanciare un’Italia, alle prese con la più grave crisi sanitaria ed economica dal secondo dopoguerra ad oggi, forte,sovrana, produttiva ed autosufficiente. Sono questi i temi-cardine che permeano le battaglie politiche di FdI e sulle quali il premier Conte “sapientemente non ha detto una parola”, ha rimarcato Delmastro, che ha avvertito: “non siamo il cavallo di Troia per l’Italia e per l’Europa delle merci cinesi. L’ interlocuzione sia a schiena dritta, senza alcuna resa!”. Insomma, da un lato, noi, i veri sovranisti in difesa dell’Italia; dall’altro, loro, Conte e M5s,  i genuflessi alla Cina, al capitalismo e alla globalizzazione. Quando l’Italia uscirà dal tunnel del coronavirus, bisognerà riportare con urgenza il Paese alle urne per mandare via questo Governo avverso alla nostra Nazione e per eleggere un Parlamento ed un Governo che, chiudendo con gli errori di politica economica ed estera commessi in passato, intraprendano un nuovo corso politico che metta al centro la sovranità nazionale e risollevi l’Italia dalla sottomissione alla Cina e ad un’Unione Europa che, nel dramma della pandemia, ha confermato la sua totale inesistenza. La vera destra sovranista di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia è pronta a questa grande sfida e, per essa, chiede la fiducia degli Italiani.

Salvatore Ronghi